EDITORIALE DI
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L'editoriale dell'Agroalimentarista




Il 21 agosto del 2016 è apparso sul Foglio un bell'articolo di Antonio Pascale, scrittore, uomo di grande cultura del settore agroalimentare e Ispettore del Ministero delle politiche Agricole, in cui spiega il perché il preconcetto "naturale è buono" e  "industriale è malsano" va sfatato. Sono d’accordo. Tutte cose condivisibili, in quanto l’industria ha fatto fare passi da gigante all’agricoltura, migliorandola dal punto di vista salutare, produttivo, della trasformazione e conservabilità, ecc… Tuttavia esistono anche industrie che per trarre massimo profitto trascurano la salubrità del prodotto finale. E’ il caso di alcune industrie alimentari (non molte in verità) di seconda e soprattutto di “terza trasformazione” (quelle cioè che da qualche anno utilizzano per la produzione i semilavorati della dell’industria di seconda trasformazione), che fabbricano alimenti non in linea con un corretto stile nutrizionale, ipercalorici, povera di micronutrienti ma ricchi di grassi saturi e idrogenati (grassi vegetali polinsaturi le cui molecole vengono artificiosamente saturate con l’aggiunta di atomi di idrogeno) ed altri additivi che servono a confondere le caratteristiche organolettiche e la percezione della qualità al consumatore, facendo apparire appetibili prodotti che altrimenti non ci saremmo mai sognati di mangiare. E’ sui prodotti di queste aziende che andrebbe posta la nostra attenzione, quanto meno leggendo l’etichette della confezione alimentare. Ma soprattutto cominciare a fare un distinguo, anche con apposite leggi, tra agroalimento ed alimento,dove il primo, per essere definito tale, anche se trasformato dall’industria alimentare, deve contenere caratteristiche organolettiche e nutrizionali riconducibili al prodotto agricolo di partenza. Di certo queste attenzioni porteranno ad un ulteriore miglioramento del prodotto del comparto dell’industria alimentare che ha già ottimi standard qualitativi ma ancora perfezionabili. Infatti già molti biscottifici hanno cominciato a pubblicizzare l’astensione o riduzione nei loro prodotti di grassi saturi, idrogenati e trans. Pertanto, a mio modesto parere, l’equazione naturale=buono industriale=malsano dovrebbe ammettere almeno due soluzioni, e quindi riformulata come nella vinetta sopra.

Per chi intendesse approfondire, allego di seguito il link dell'interessante articolo.
Articolo sul foglio

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